All’inizio dell’estate 2022, We are here Venice è stato intervistata da Nick Squires, corrispondente da Roma del The Telegraph, e da Paola Manfredi, corrispondente di Vanity Fair Italia, sul previsto sistema di tassazione per l’ingresso nella città lagunare.
Dal The Telegraph, 01.07.2022:
Alcuni residenti veneziani ritengono che il sistema dovrebbe fare un passo più ambizioso e imporre un numero massimo di visitatori che possono entrare nella città lagunare. Jane da Mosto, Executive Director di WahV, ritiene che il numero di turisti debba essere fissato a circa 50.000 – lo stesso numero di abitanti registrati della città, mentre dubita che il sistema di prenotazione possa fare la differenza rispetto al problema del over-turismo.
Avere un sistema di prenotazione non ha senso se non c’è un limite esplicito al numero di visitatori ammessi a Venezia. Non credo che questo implichi necessariamente che Venezia stia diventando come Disneyland. Quando si acquistano i biglietti per il cinema o per un parco a tema, si smette di venderli quando si raggiunge il numero massimo di persone che possono essere ospitate in modo sicuro e gradevole. Inoltre, il numero di turisti dovrebbe rispecchiare il numero di residenti per garantire ai cittadini un’esperienza più autentica. Temo che un sistema di prenotazione dei biglietti possa peggiorare il comportamento delle persone, che potrebbero pensare: Ho pagato 10 euro per venire qui, ma non ci sono cestini, quindi butterò i miei rifiuti per terra.
Intervista integrale in inglese su The Telegraph.
Da Vanity Fair, 01.07.2022:
Io più che parlare dell’opportunità di far pagare un biglietto o meno, mi preoccupo della qualità della vita dei residenti e della qualità dell’esperienza dei visitatori che vengono a Venezia. Il ticket fa parte (o meno) di un ampio insieme di azioni necessarie da parte dell’amministrazione locale per gestire meglio il turismo e il forte impatto sociale e ambientale che il turismo di massa sta avendo sul territorio. Se si pensa ai cestini pieni fin dal mattino di rifiuti di plastica monouso o alla situazione dei trasporti congestionati è chiaro che siamo di fronte a un problema, ma mancano anche i bagni pubblici o anche solo le panchine perché un visitatore si possa sedere. Quindi quando si parla di vendere un biglietto, mi chiedo a fronte di cosa pretendono di vendere? Per stare tre ore sotto il sole per salire su un vaporetto? Io come cittadino veneziano vorrei dare un’esperienza di bellezza ai nostri visitatori.
Intervista integrale su Vanity Fair Italia.
Foto di Anna Zemella