We are here Venice, insieme allo scrittore Amitav Ghosh qui citato, sottoscrive questo appello del Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune, per l’assemblea del 23 settembre 2017 ai Magazzini del Sale, Venezia:
A Venezia, mentre combattiamo il passaggio delle grandi navi da crociera, sentiamo immediatamente di essere impegnati in qualcosa di più di una “semplice” lotta ambientalista. In questa città, dove le strade sono fatte d’acqua, battersi per la salvaguardia dell’ecosistema lagunare significa automaticamente battersi per il diritto alla città, per la difesa del suo spazio pubblico, per evitare la distruzione di uno stile di vita unico che è prezioso patrimonio comune.
“We are water”, dicono i Protectors di Standing Rock. Questa affermazione risuona a Venezia. La capiamo, pur essendo interpreti di una visione cosmogonica diversa da quella dei nativi americani, noi siamo acqua e siamo pietra e siamo corpi. Quando si minaccia uno solo di questi elementi, è la città tutta ad essere in pericolo.
In questo strano luogo, ambiente e città sono la stessa cosa e non è possibile difenderli senza fare i conti con il grande tema della democrazia. Oggi noi abbiamo contro il sindaco, l’autorità portuale, il governo e naturalmente le multinazionali delle crociere. Tutti sordi al grido della città e delle decine di migliaia di persone che in tutto il mondo si indignano.
Abbiamo di fronte il modello di sviluppo neoliberale, dove un capitalismo parassitario svuota la città di abitanti per riempirla di turisti. Dovremmo continuare ed innovare quel carattere della storia veneziana che si presenta come grande ed equilibrata sapienza nell’intervento dell’uomo sull’ambiente, invece succede l’opposto. Le navi passano di fronte a Piazza S.Marco e inquinano l’aria che respiriamo. Qualcuno vorrebbe addirittura lo scavo di nuovi grandi canali, devastanti per l’equilibrio lagunare. Con la scusa di salvarci dall’acqua alta ci hanno imposto una grande opera, il MOSE che non funzionerà perché è nata come irresistibile occasione di corruzione e di arricchimento per politici ed imprenditori; lo dicevano i movimenti quindici anni fa, lo dimostrano oggi le indagini.
Lo scrittore indiano Amitav Ghosh ci ricorda che nell’Antropocene (il tempo in cui gli esseri umani sono diventati agenti geologici, modificando i più basilari processi fisici della terra), per essere all’altezza della sfida, tutti dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modo di guardare al mondo. Lo devono fare gli storici, gli scienziati, i politici e gli artisti. Ci dice invece che troppo spesso questi soggetti sono preda di “una grande cecità”, dell’incapacità di trarre le corrette conseguenze da una premessa così importante. Bene, anche noi, attivisti d’Europa, siamo chiamati a trasformare i paradigmi di lettura del mondo che ci sono cari, quelli dentro cui siamo cresciuti.
La sfida non è quella dell’ennesima creazione dell’ennesima rete, quanto piuttosto la produzione di un nuovo discorso, di un nuovo immaginario, di un nuovo spazio pubblico all’altezza delle sfide che questa nostra epoca ci presenta. Certo siamo ancora lavoratori precari, studenti, operai, migranti, donne, queer, ma tutti dobbiamo fare i conti, sul serio, con la nostra natura non più trascurabile di agenti geologici.
Per noi, dunque, questa assemblea che unirà comitati e attivisti provenienti da tutta la regione, da tutta Italia e da molti paesi europei, sarà un’occasione preziosa per confrontarci su questi temi, sulle possibilità di metterli in pratica nella quotidianità delle nostre lotte; perché oggi, nel tempo della crisi climatica, la lotta ambientale è sempre una lotta che tiene insieme piani apparentemente separati: modello di sviluppo, lavoro, migrazioni, diritto alla città, democrazia, stili di vita, lotte collettive, repressione, cultura.
C’è molto da fare, ma la ricchezza di comitati, movimenti e attivisti che si battono sui terreni della giustizia ambientale e della difesa dei territori è un fatto importante e la nostra certezza è che abbia le capacità di cambiare le sorti dell’Europa.