Prima del Referendum di dicembre 2019 per l’autonomia di Mestre e di Venezia, Jane da Mosto, co-fondatrice di We are here Venice, ha pubblicato una lettera aperta nella Nuova Venezia:
Le città, qualunque città, devono essere costruite e amministrate secondo le reali esigenze dei cittadini. Devono essere posti dove trovare un lavoro o un’abitazione per costruire la propria vita e più in generale liberare le proprie energie per trasformare sogni e progetti in realtà. Guardando attorno o parlando con le persone che incontro quotidianamente, capisco che la mia città è diventata sorda e insensibile rispetto alle fondamentali richieste di chi ci abita. Venezia oggi, purtroppo, è l’espressione dell’esatto contrario. Chi abita qui si deve scontrare con gli interessi estranei che pensano solo a come spremere questo territorio come un limone, senza badare alla qualità di vita neache di chi ci visita e tanto meno di chi ci abita. E sopratutto senza badare al futuro a lungo termine.
Pensando a Venezia, penso alle vecchie città di carbone, che esistevano perché c’era carbone, ma allo stesso tempo rimanevano soffocate dal fumo e ne morivano. Venezia e su quella strada con il turismo di massa, anche quella un’industria “estrattiva”. Chiunque capisce che questa città e allo sbando, con i vertici distratti da altro, così distratti che davanti alle tragiche conseguenze dell’acqua alta sono solo in grado di dire che non è colpa loro. E sempre molto comodo nascondersi dietro le (in)competenze e (ir)responsabilita degli altri, che certamente ci sono, specie che sono lontani, magari a Roma. Ma se un modello amministrativo non è in grado neanche di difendere i propri cittadini dalle avversita sorge spontanea qualche domanda: cosa ci sta a fare? Forse sarebbe ora di cambiare modo di governare la città? Arriveranno molti soldi a Venezia con l’acqua alta. Ma cosi come quei 187 centimetri di acqua in mezzo alla notte, anche questi soldi sono il simbolo del fallimento di un modello amministrativo di sfruttamento, ignaro delle specificità di Venezia e delle urgenze della sua salvaguardia. Con questi soldi risolveremo le minacce dell’aumentata frequenza di acque alte? Fermeremo lo spopolamento? I giovani troveranno un lavoro oltre il turismo? Fermeremo il moto ondoso? L’inquinamento atmosferico verra portato nei limiti di legge? Non occorre rispondere, già sappiamo che senza un modello amministrativo che dia voce ai cittadini lagunari (una minoranza) non sarà possibile cambiare. Gli stimoli di Venezia segnalano una città che subisce tutti i problemi del mondo, come se fossimo i canari nella miniera di carbone, usati per segnalare la mancanza di ossigeno per i minatori.
Tramite i progetti di We are here Venice, invece, vediamo l’enorme potenzialità per Venezia come laboratorio della città del futuro. Siamo impegnati su vari fronti, come la mobilità acquea a idrogeno, borse di studio che danno la possibilità ai giovani professionisti di guadagnare esperienze qualificante e molto altro. Ma i problemi a cui ci applichiamo sono troppo spesso ostacolati dalle difficoltà ad arrivare alla “stanza dei buttoni”. Per questo abbiamo dedicato un’intera ramo di azioni alla “governance” di Venezia. Grazie a questo mi sono imbattuta nei Comitati per il Referendum, circa tre anni fa. Fino ad allora, Mestre era il luogo dove far visitare i miei figli dall’oculista. E questo solo per dire che lo scambio tra le due città e di tipo utilitaristico, senza profondità nonostante i quasi cento anni di “comune unico” e quello che certe persone descrivono come intreccio solido e cementato. Ma negli ultimi tre anni ho avuto il piacere finalmente di conoscere meglio Mestre, andandoci per riunioni ed eventi organizzati da MuoverSi, Mestre Mia e Movimento Autonomo di Mestre. In questi giorni, in un incontro sul temo referendum a Favaro, quando un proponente delle ragioni del Sì per il Referendum di domani hanno iniziato a parlare dei problemi di Venezia, i cittadini di Favaro lo hanno zittito brutalmente, affermando che per loro Venezia è solo un modo per accedere a dei fondi pubblici. Sono rimasta sorpresa dalle loro parole, ma poi, ripensandoci, con le loro parole e comportamenti i sostenitori del No stavano dicendo quello che tutti sanno. Mestre, insieme agli altri territori da Chirignano a Zelarino, e Venezia con la sua laguna e le sue isole, sono diverse, con problema e priorità diversi.
Non potrò votare domenica non essendo cittadina italiana e nonostante questa è casa mia da un quarto secolo, dove batte mio cuore e dove stanno i miei quattro figli. Faccio pero un appello ai lettori cittadini di votare Sì per avere un’opportunità nuova e spostarci dall’unica certezza: continuando così Venezia morirà e la terraferma andrà persa tra degrado e speculazioni. Venezia potrà essere più incisiva per la salvaguardia fisica della città e la sua laguna nonché la gestione del turismo e la residenzialità. Battendosi per lo Statuto Speciale, sarà possibile sviluppare nuove attività e opportunità di lavoro. L’indotto così creato aiuterà anche Mestre. Chi vota Sì mette a disposizione le proprie capacità per fare della propria città quello che sogna e sa di poter realizzare.