In data 18 settembre 2019 il Consiglio di Stato ha annullato la decisione del TAR del Veneto che aveva bloccato lo svolgimento referendum sulla riarticolazione del territorio per Venezia e Mestre in due diversi comuni.
Dal 2016 WahV si impegna a tutelare il diritto fondamentale dei residenti a esprimere la propria preferenza su questo tema cruciale.
Il referendum si terrà quindi il 1° dicembre 2019. Hanno diritto di voto tutti i cittadini italiani residenti nel comune di Venezia.
Chiunque è il benvenuto per aiutarci nel nostro intento di fornire informazioni obiettive sui temi e sulle prospettive future di Venezia.
La ridefinizione del territorio in due distinti comuni offre opportunità per rilanciare l’economia locale e cercare di ridurre le devastazioni causate dal turismo di massa. Una amministrazione per ciascuna delle due città sarà piu’ responsabile, in quanto dedicata specificamente al territorio della città storica di Venezia e delle altre isole della laguna OPPURE alla città in terraferma di Mestre (e Marghera).
I benefici del Referendum per Mestre e Venezia
Venezia e Mestre sono due realtà totalmente differenti, unite artificiosamente nel 1926 e che hanno storie e problemi diversissimi tra loro.
Servono quindi sindaci e giunte separati che si preoccupino delle due città, che si concentrino sulle loro specificità e che rispondano ai cittadini che li eleggeranno. L’ autonomia dei due comuni permetterà di raggiungere tale risultato.
Negli anni ‘50 Venezia lagunare aveva 219,000 abitanti (in terraferma meno di 100,000). Oggi ne ha 80,000 (52,000 a Venezia) e ne perde in media 2 o 3 al giorno (più di 1000 all’anno). La metà della popolazione residente ha un’età superiore ai 65 anni. Se continua cosi’ il cammino verso la morte della città è segnato.
È giunto quindi il momento per dare agli abitanti di Venezia e Mestre la possibilità di eleggere sindaci e giunte dotati degli strumenti necessari per realizzare politiche per salvaguardarle e rivitalizzarle come due città dove la gente vive e lavora. La creazione dei due comuni è urgente anche alla luce della nuova città metropolitana che prevede, a certe condizioni, la divisione del comune capoluogo (esempi europei: Bruxelles ha 19 comuni con una popolazione di poco più di un milione; Vienna con 1.7 m abitanti ha 23 comuni).
I Vantaggi per entrambi i nuovi Comuni:
Ciascuna delle due amministrazioni potrà e dovrà dedicarsi a tempo pieno solo ad una delle due realtà urbane, diversissime fra loro, con migliori risultati.
Un maggior controllo sociale sugli eletti.
Scendendo sotto la soglia di 250.000 abitanti, verranno abolite per legge le municipalità (oggi sono 7) che appesantiscono il bilancio comunale.
Riduzione globale del personale politico: 96 poltrone in meno, tra abolizione dei 128 consiglieri di municipalità e riduzione da 36 a 32 dei consiglieri e da 10 a 9 degli assessori di ciascun comune, ciascuno dei quali sarà pagato meno (gli emolumenti, sindaco compreso, sono proporzionali alla popolazione).
Rispetto al passato, la “città metropolitana” assicurerà il coordinamento tra diversi comuni, specie in materia di trasporti e servizi.
I Vantaggi per Venezia lagunare:
Un’amministrazione di prossimità e una effettiva rappresentanza politico-istituzionale per la città di Venezia, considerata oggi solo “centro storico” museale di una città che si estende prevalentemente in terraferma.
Attuare una politica di ripopolamento attraendo nuovi abitanti e preoccupandosi di dare una casa ai residenti – specie ai giovani- e incentivi fiscali agli abitanti ed alle imprese, soprattutto alternative al turismo, che dovessero stabilire la loro sede a Venezia. La leva fiscale non è una via facile ma gli strumenti normativi esistono. Ci sono esempi molto positivi in Europa che attraverso tali leve fiscali hanno conseguito l’obiettivo di attrarre popolazione, imprese e lavoro.
Impossibile perseguire tale fine se il comune continua ad essere composto da Venezia e Mestre insieme.
Ottenere in futuro uno Statuto Speciale, sinora sempre negato a livello nazionale e comunitario a causa della presenza preponderante della popolazione in terraferma.
Assicurare alla città di Venezia forme speciali ed innovative di governance per un luogo unico al mondo e sede delle più importanti istituzioni culturali italiane ed internazionali.
I vantaggi per Mestre:
Mestre sarà una grande città essa stessa, senza doversi identificare come “sorellastra” di Venezia, togliendo la tensione persistente tra le due realtà ed evitando che gli abitanti di Mestre si considerino cittadini di serie B.
Potrà concentrarsi sulle proprie esigenze, con uno sviluppo ed una identità/dignità propria, affrancandosi dalla concezione di città dormitorio prima di operai ed oggi di turisti anche per effeto dei nuovi grandi ostelli, e sugli strumenti infrastrutturali di snodo di sviluppo e collegamento: aeroporto, stazione, autostrade. In passato il deterrente principale per l’autonomia di Mestre stava nel poter godere (indirettamente) dei fondi derivanti dalla Legge Speciale per Venezia. Oggi però tali fondi non sono più disponibili.
I cittadini di Mestre potranno liberarsi dagli oneri impositivi altissimi derivanti dal fare parte del comune di Venezia (Tasi, Imu).
Potranno trovare soluzione anche problemi specifici di Mestre-Marghera quali il traffico, la sicurezza, la rianimazione del centro cittadino con attività culturali e commerciali, la riparazione dei cosiddetti “buchi” di Mestre, (dal vecchio ospedale al palazzone di Via San Pio X, ai ruderi di Via Mestrina e di Piazza XXVII Ottobre, alla ex Scuola De Amicis).
11 DOMANDE E 11 RISPOSTE
1. Perché un referendum per rendere Venezia e Mestre due comuni distinti?
Venezia e Mestre sono due realtà totalmente differenti che hanno problemi diversissimi tra loro.
Servono quindi sindaci e giunte che si preoccupino delle loro specificità e che rispondano ai cittadini che li eleggeranno. Oggi non è così. In particolare il sindaco di Venezia e la giunta sono eletti coi voti dei cittadini di Mestre (intendendo anche Zelarino e Marghera) ben più numerosi e quindi i problemi della città lagu- nare non vengono affrontati da chi ha un bacino elettorale che sta altrove. La situazione sta diventando sempre più grave e lo spopolamento della città lagunare ne è il drammatico effetto.
Negli anni 50 Venezia lagunare aveva 219,000 abitanti (in terraferma meno di 100,000). Oggi ne ha 82,500 (54,000 a Venezia centro storico) e ne perde in media 2 o 3 al giorno (più di 1000 all’anno). La metà della popolazione residente ha un’età superiore ai 65 anni.
Se continua così il cammino verso la morte della città è segnato.
E’ giunto quindi il momento per dare agli abitanti di Venezia (e Mestre) la possibilità di eleggere sindaci e giunte liberi di almeno tentare di realizzare politiche per salvaguardarle e rivitalizzarle come due città dove la gente vive .
2. Da quando Venezia e Mestre sono nello stesso comune?
Venezia e Mestre sono parti dello stesso comune dal 1926. Oggi comunque la situazione è totalmente diversa come ben si sa.
3. Quali sarebbero i vantaggi per Venezia nell’essere un comune autonomo?
Molti, ma tra essi sicuramente:
A) Un’amministrazione per la città eletta dai veneziani che ad essi soli risponderebbe. Con un’amministrazione dedicata a Venezia verrebbe anche meno l’esigenza di avere tutte le municipalità (oggi sono 7) che appesantiscono il bilancio comunale per 11 milioni.
B) Attuare una politica di ripopolamento attraendo nuovi abitanti la casa per i residenti – specie ai giovani – e incentivi fiscali agli abitanti ed alle imprese che dovessero stabilire la loro sede a Venezia.
La leva fiscale, lo sappiamo, non è una via facile. Ma gli strumenti normativi esistono. Ci sono esempi molto positivi in Europa (es. Isole Canarie) che attraverso tali leve fiscali hanno conseguito l’obiettivo di attrarre popolazione. Impossibile perseguire tale fine se il comune continua ad essere composto da Venezia e Mestre insieme.
C) Poter pensare alla città di Venezia in prospettiva di medio e lungo termine anche con forme speciali ed innovative di governance per un luogo sede delle più importanti istituzioni culturali italiane ed interna- zionali.
D) Approfittare della nuova legge sulla città metropolitana (legge “Delrio”) che assicura il coordinamento specie in materia di trasporti e servizi.
4. Quali sarebbero i vantaggi per Mestre nell’essere un comune autonomo?
Tra essi sicuramente:
A) Mestre potrebbe essere una grande città essa stessa, senza doversi identificare come “sorrellastra” di Venezia, togliendo la tensione continua tra le due realtà ed evitando che gli abitanti di Mestre si considerino cittadini di serie B.
B) Mestre potrebbe concentrarsi sulle proprie esigenze, con uno sviluppo e una identità /dignità propria af- francandosi dal tema della città dormitorio prima di operai ed oggi di turisti.
C) In passato il deterrente principale per l’autonomia di Mestre stava nel poter godere (indirettamente) dei fondi derivanti dalla legge speciale su Venezia. Oggi però tali fondi non sono più disponibili.
5. Quanti sono stati e quando i referendum precedenti e quali risultati hanno dato?
Si sono svolti già altri 4 referendum.
I dati evidenziano trend di percentuali favorevoli in salita fintanto che la partecipazione è ampia. E’ pertanto importantissimo che il prossimo referendum veda un numero di votanti molto alto.
6. Come sono orientati i partiti politici?
Oggi è favorevole al SI M5S e FIU, Lega lascia libertà, contraria FI. Il PD è generalmente con-
trario ma vi sono evidenti segnali di evoluzione in alcune figure rappresentative.
La decisione tuttavia in un senso o nell’altro non ha pero’ nulla di ideologico o partitico. E’ trasversale a tutti gli orientamenti partitici.
7. Chi ha promosso questo prossimo referendum?
Il referendum è stato promosso da un comitato denominato “Mestre Venezia due grandi città”.
E’ però giunto il momento di svolgere anche altre azioni a supporto dell’obiettivo.
8. Quando si svolgerà il referendum?
Il 1 dicembre.
9. Esiste un Quorum per la validità? Il comune di Venezia ha impugnato la decisione della Regione?
Si il 50% +1 degli aventi diritto al voto.
10. Il referendum diventa inutile con la Legge Derlio sulle città metropolitane ?
Al contrario. La legge Del Rio del 2014 rende il Referendum ancora più importante perché attribuisce uno strumento normativo ai futuri comuni di Mestre e Venezia per meglio coordinare le loro politiche sui trasporti ed i servizi. Tale strumento non esisteva in passato.
11. Si dovrà fare una campagna per il voto?
Certamente sì, ma non solo.
Si dovrà convincere la popolazione ad andare a votare. Infatti, indipendentemente dal quorum, solo un voto “forte” sia nel senso di elevata partecipazione che di indiscutibile maggioranza a favore convincerà la Regione ad attuare il proposito.